venerdì 30 maggio 2014

La ricerca storica 1 - Milano

Colonne di San Lorenzo. 

Il 19 febbraio 1326 Azzone Visconti costeggia questo splendido colonnato romano, di ritorno da alcuni mesi di scorrerie in terre guelfe (pag. 81 di Le colpe dei padri). All'epoca Porta Ticinese era in rovina e aveva una doppia arcata parallela, come le altre cinque Porte principali di Milano; solo tre anni più tardi lo stesso Azzone la farà ricostruire a nartece singolo per meglio difendersi da un nemico di terrificante potere (pag. 380)... ma non è il momento per parlare di quell'episodio.  
Voglio invece affrontare un argomento che sta molto a cuore agli amanti di Milano e in generale a coloro che si interessano della storia del Medioevo: la documentazione storica. Che tipo di ricerca è stato fatto per Le colpe dei padri? Quanto sono affidabili le informazioni sui luoghi, gli eventi e i personaggi che si ritrovano nel mio romanzo? Dove le ho pescate, notizie così lontane?

Questo libro marrone davanti alla basilica di San Lorenzo è il Chronicon di Pietro Azario, un notaio novarese vissuto nel XIV secolo che fu testimone oculare di alcune delle gesta di Azzone Visconti. Altri cronisti del Trecento furono il monaco milanese Galvano Fiamma, il fiorentino Giovanni Villani, il bergamasco Bartolomeo Ossa (la cui opera purtroppo non si è conservata, ma che fa una comparsa a pag. 31), l'Anonimo romano, Bonvesin de la Riva e un paio di altri. Fonti affidabili, dunque? Ahahah! No. Al contrario sono elogiatori spudorati, tendenziosi nel migliore dei casi, mescolatori di causalità e volontà divina come solo gli uomini del Medioevo sapevano essere. Ma a loro modo indispensabili: da loro ho attinto moltissime notizie su particolari concreti e minuti, l'ubicazione di una taverna, i presenti su un campo di battaglia, il prezzo dei beni acquistabili, la descrizione fisica dei personaggi e via dicendo. Altri frammenti li ho pescati dalla letteratura: sonetti, canzoni, romanzi, vite di uomini illustri e persino bolle papali.

Per farmi un'idea coerente dello svolgimento degli eventi, si sono rivelati un poco più affidabili gli storiografi delle epoche successive. Costoro, partendo dalla testimonianza dei cronisti che ho elencato sopra, integravano con documenti d'archivio, testamenti, statuti cittadini e carte notarili. Bernardino Corio, Ludovico Antonio Muratori, il conte Alfonso Giulini e i redattori delle Cronache Bolognesi sono coloro che più mi hanno aiutato in questa categoria. Nel caso qualcuno fosse interessato, ad eccezione del Fiamma e dell'Azario gli autori e le opere che sto nominando si possono leggere gratuitamente su Google Books.

Poi si arriva ai giorni nostri, quando la storiografia diventa una disciplina affidabile e i campanilismi si fanno rarefatti fino a scomparire (quasi); la prospettiva storica dà a ogni cosa la sua giusta misura. Nella fotografia ci sono quindici libri da cui ho attinto informazioni. Non sono tutti quelli che possiedo, eh: solo quelli che ci stavano nello zaino. Il Medioevo occupa quasi tre mensole della mia libreria Billy, in tutto circa sessanta libri. E quelli che ho fotocopiato e preso in prestito dalle biblioteche e dagli studiosi che mi hanno consigliato... sono parecchi di più!

Va detto che il Medioevo mi affascinava fin da piccolo, quindi immergermi in questa gigantesca massa di informazioni non è stato affatto pesante. Anzi, a dirla tutta è stato quasi... inebriante. Prima di pensare ai personaggi e alle loro azioni volevo scoprire ogni aspetto della vita di quel periodo lontano, dalle spezie che i ricchi mettevano nei cibi ai meccanismi delle ruote idrauliche, dal costo della vita di un contadino ai processi di metallurgia e architettura, dall'arte orafa alla profilassi superstiziosa. Nel corso dei mesi, la Lombardia del 1325 ha preso vita nella mia mente al punto che quando facevo ipotesi su un punto cieco della documentazione, e più avanti trovavo un testo che vi gettava luce (è successo decine di volte), scoprivo che indovinavo sempre più spesso; dopo quasi un anno di ricerche ero pronto per rimboccarmi le maniche e cominciare a scrivere. E ho dovuto faticare per obbligarmi: come i miei amici archivisti mi hanno confermato, quando ci si focalizza su una ricerca in modo così approfondito, studiare diventa quasi una droga! In definitiva, solo tra libri e riviste credo di aver consultato circa trecento pubblicazioni, a cui si devono aggiungere per completezza mostre, musei e seminari. Con tutto ciò, sia chiaro, non ho la pretesa di essere un medievista o di aver fatto un lavoro immune da errori; però posso garantire ai lettori un grado di accuratezza  più che dignitosa, adeguata a destare l'impressione di essere immersi in un'altra epoca e in un'altra mentalità:  penso di esserci riuscito ed è tutto ciò che mi interessa!


Riguardo al personaggio di Azzone Visconti e agli eventi che lo portarono al trono di Milano, tutt'oggi mi domando come mai nessuno scrittore gli abbia mai dedicato un romanzo. Le sue vicende personali non sono solo emblematiche di un'epoca: sono uniche. La sua gentilezza d'animo unita alla sua astuzia e alle sue bizzarrie ne fanno un protagonista moderno, complesso e affascinante. Spero di essere riuscito a rendere queste sue caratteristiche e a fargli giustizia! 



Un'ultima nota storica: prima ho accennato all'assedio di Milano nel 1329, di cui Porta Ticinese fu uno dei bersagli principali. Immagino che, spoiler a parte, siate curiosi di sapere com'è andato a finire.

Quello nelle fotografie è il santuario che si incontra subito fuori fuori dall'antica porta medievale. Non fatevi ingannare dall'esterno pesantemente rimaneggiato: la struttura esisteva già ai tempi dell'assedio. All'epoca era un convento femminile, alcune fonti lo riportano come Santa Maria delle Signore Bianche. Fu rinominato con il nome attuale poco dopo la fine di quell'assedio: lo sanno in pochissimi, ma se oggi sul frontone leggete B. Virgini Mariae a Victoria, il merito è di Azzone Visconti.


Grazie di essere passati e ci vediamo presto!

venerdì 23 maggio 2014

Le colpe dei padri - introduzione

Romanzo di formazione? Di avventura? Romanzo psicologico? Giallo storico? Le colpe dei padri è tutte queste cose insieme; soprattutto è un romanzo che descrive nel dettaglio la Lombardia medievale e i suoi protagonisti.
Per i suoi contenuti, Le colpe dei padri è rivolto a un pubblico dai 16 anni in su.

Il tempo della narrazione 

L'Italia del nord nel 1325. Disegno di Fabio Porfidia
Il primo capitolo si svolge nel 1321, tutti i seguenti invece coprono un arco di eventi che vanno dal 1325 al 1329. Si tratta di un periodo oscuro, in cui alle guerre costanti tra la fazione dei guelfi e quella dei ghibellini si aggiunge il raffreddamento del clima globale, portatore di sconvolgimenti climatici e carestie. Non è tutto: in un mondo in cui la gente muore di fame mentre gli alti prelati vestono d'oro e velluti, la guerra all'eresia è all'ordine del giorno. Tra i romanzi storici più famosi ambientati in questo periodo vanno ricordati Il nome della rosa di Umberto Eco (1327) e Mondo senza fine di Ken Follett (1327-1350).

I Protagonisti

Nera da Vertova è nata alla fine del 1313, alla vigilia di un cataclisma climatico di proporzioni continentali: su tutta Europa piovve per quasi due anni di seguito. I fiumi strariparono, le coltivazioni morirono, le bestie selvagge predarono le mandrie; nei racconti dei superstiti a quella carestia, non sono poche le testimonianze di necrofagia e cannibalismo. Dei bambini nati in quel periodo, Nera fu una dei pochi a sopravvivere. Nel 1321, quando il lettore fa la sua conoscenza, è una bambina dalle straordinarie doti; vive nel paese di Vertova, in una valle del contado di Bergamo. Figlia del tintore Tebaldo, Nera è cresciuta in povertà, ma ha il raro privilegio di saper leggere.

Jacopo Domenico de Apibus detto Crotto: nato nel 1300 a Bergamo, nella casa-scuola De Apibus, un illustre istituto in cui si insegna retorica e grammatica latina. Jacopo è il primo di quattro figli cresciuti tra uomini dotti e preziosi tomi di sapere antico. Purtroppo, lui non è come tutti gli altri. Ha una strana malattia che i medici non riescono a curare: dorme pochissimo, mai più di due ore su ventiquattro. La notte è il regno di demoni, streghe e malfattori; tutti chiudono la porta di casa e abbassano la barra, prima di andarsene a dormire. Jacopo non può smettere di pensarci. Cosa farsene, di quelle lunghe notti di tenebre e solitudine?

Azzone Visconti è nato nel 1302, dall'illustre stirpe che cacciò i della Torre da Milano e stabilì la propria egemonia sulla quarta città più grande d'Europa (dopo Firenze, Bruges e Venezia).
Azzone è l'unico figlio maschio di Galeazzo, signore della città: a lui spetteranno le redini del governo, un giorno. Ma la discordia regna tra il dominus e i suoi fratelli Giovanni, Luchino e Stefano, per non parlare del leggendario condottiero Marco, di cui Azzone è stato scudiero per anni. Azzone è sveglio, abile nel guerreggiare e eccellente nell'osservare, ma ha un carattere troppo mite per il ruolo che lo aspetta. Per Azzone, il momento di prendere decisioni dolorose è più vicino di quanto possa immaginare.

La storia 

Il Papa incorona l'Imperatore a Roma.
La narrazione è suddivisa in 18 capitoli, all'interno dei quali il punto di vista è stabilmente affidato a uno dei tre protagonisti. Capitolo dopo capitolo, le loro vicende proseguono in modo apparentemente indipendente; in realtà, sono collegate da un filo strettissimo che diventerà sempre più chiaro nel corso della narrazione. 
Jacopo, Azzone e le loro famiglie, così come il 70% dei personaggi del romanzo sono realmente esistiti; gli altri sono perlopiù persone di umili condizioni, che non hanno lasciato tracce di sé. Nessuno degli eventi della Storia è contraddetto nel mio romanzo: ho fatto del mio meglio per non storpiare nulla di ciò che è successo davvero, e laddove ho inventato qualcosa ho cercato di farlo nel modo più rispettoso possibile della realtà e dei costumi dell'epoca.  

L'obiettivo

Noi uomini e donne del XXI secolo viviamo meglio e più a lungo, siamo più ricchi e istruiti dei nostri avi medievali, eppure ci lamentiamo né più né meno di loro. La lettura è importante perché permette di espandere le proprie vedute; quando si ha a che fare con un periodo storico come il Trecento, questo è doppiamente vero. Il motivo è semplice: una tale dose di violenza e brutalità ci appare come qualcosa di alieno e la tentazione è quella di immaginarcela lontana, qualcosa che capita ad altri e altrove. Per questo ho scelto di mostrare questo periodo storico nei luoghi in cui sono nato e cresciuto. Non la Francia, l'Inghilterra o una sperduta abbazia: nomi famigliari, edifici che ancora esistono e si possono raggiungere e visitare in una giornata di bel tempo, da soli, in famiglia o con gli amici in gita di classe. Luoghi in cui possiamo aver camminato centinaia di volte senza avere la minima idea che la Storia, quella con la S maiuscola, è stata fatta proprio lì.
Se sarò riuscito in questo intento pur scrivendo un'opera scorrevole e interessante, il mio obiettivo sarà raggiunto. Io ho fatto del mio meglio: se ci sia riuscito o meno, dovrete deciderlo voi!

Un saluto e un abbraccio!

sabato 17 maggio 2014

Benvenuto!


Benvenuto!
Sono Livio Gambarini, e questo è il blog dedicato al mio romanzo storico Le colpe dei Padri.

In questo spazio, oltre a notizie e date di presentazioni, eventi e quant'altro, posterò alcuni approfondimenti: curiosità storiche, note bibliografiche, ispirazioni narrative e vicende di scrittura. Un po' di dietro le quinte insomma, per scoprire cosa si cela oltre la carta stampata di questo libro.

Per tutta l'estate 2014 sarò disponibile per organizzare presentazioni, incontri, eventi e quant'altro, senza chiedere alcun contributo di partecipazione. Se vuoi propormi qualcosa o metterti in contatto con me, scrivi un'email a le.colpe.dei.padri.gambarini@gmail.com. Buona continuazione e buone letture!